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🖋LILLIANA CAPONE | Recensione “Dove spuntano i bucaneve – Lettere dal Matese” di Brigida De Gregorio (ed. Dieci Lune, 2024)

da Ott 30, 2024

🖋LILLIANA CAPONE | Recensione “Dove spuntano i bucaneve – Lettere dal Matese” di Brigida De Gregorio (ed. Dieci Lune, 2024)

da | Ott 30, 2024 | Uncategorized | 0 commenti

Gida, maestra elementare, ha scelto di trascorrere le sue vacanze estive in montagna, a Campitello Matese. La sua voce nelle missive è carezzevole come un vento leggero sui monti. E lì, dove si tocca il cielo con un dito, ogni piccola creatura le parla della grande bellezza della vita, intessendo una sorta di intimità con la voce delle cose.

È la melodia della natura che fa da sfondo alle sue lettere. Esse sono il pretesto per fermare il flusso dei suoi pensieri sul foglio. Lo inchiostra con delicatezza, come posasse un dono, una meraviglia da condividere con amicizia. Ella si fa piccola piccola, umile spettatrice di un luogo incontaminato.

I suoi scritti narrano anche di racconti ascoltati dalla viva voce di pastori, nella loro autenticità e semplicità disarmanti. Le storie parlano di un mondo così lontano, quasi irreale. Qui, nella quiete del rifugio, Gida assiste anche all’arrivo di comitive, le più disparate: artisti, hippy… che le fanno ancor di più apprezzare la sua fuga dalla frenesia del mondo.

Ella è una donna dal carattere forte, con una bella intelligenza filosofica. Le sue parole sono asciutte, essenziali, sgorgano da un animo puro e semplice.

«Vedi, Leontina, l’umanità a volte diventa una bambina da appigliarsi alle piccinerie tanto futili da sopportare i più grandi assilli, le preoccupazioni esorbitanti e le amarezze più indicibili…»

E ancora: «Tutta quella gente oscillava tra la bara di normale fattura e quella di proporzioni striminzite… Evidentemente era così sovraccarica di travagli che la pignoleria cui si era attaccata era da considerarsi come sedativo ai normali affanni».

Nella gita a Capodacqua, in compagnia dell’alba afferma che «solo il pennello di Leonardo sarebbe stato capace di mettere su tela l’afflato lirico della festante natura, mentre l’atmosfera algente della notte, solleticata dalla carezza del sole, andava leggermente intiepidendosi».

Sensibilità, riflessività guidano ogni scritto aprendo il lettore a un caleidoscopio di emozioni, sentimenti che arricchiscono e completano l’animo umano.

L'Autore

Monica Ferri

C’è un’arte sottile nel comprendere il linguaggio silenzioso della scrittura, un’arte che Monica possiede fin dentro le viscere: è un’interprete dei segni più intimi dell’anima, una grafologa e perito grafico giudiziario. Le sue consulenze sono viaggi nell’essenza di ognuno, un invito a scoprire, comprendere, incontrare, perché la grafia non è solo un segno, ma il respiro visibile di un’esistenza. Nella danza tra inchiostro e carta, Monica trova la via per toccare l’universale nell’infinitamente personale.

L’imperativo interiore che la guida nel conoscere, rispettare e servire l’altro con autentica apertura fa sì che dalle sue pubblicazioni emerga una personalità intrisa di sensibilità, curiosità profonda e un’innata tendenza alla connessione. Un forte senso di appartenenza familiare e una commovente attenzione per la memoria e le storie personali la fa diventare un’allieva perenne nell’atto di “sentire i Maestri” nel senso più intimo e affettivo, dando voce con empatia e tenerezza d’animo a chi ha vissuto la meraviglia dei tempi passati.

I suoi libri, spesso nati da collaborazioni e scambi intellettuali ‒ Dove spuntano i bucaneve (Dieci Lune Edizioni, 2024), Sassi di parole. Un ritratto letterario e grafologico di Laudomia Bonanni, e i “Chi era” dedicati a Gabriele D’Annunzio, Francesco Paolo Michetti ed Ennio Flaiano ‒ non sono semplici biografie: sono “ritratti letterari e grafologici”, “analisi antropoetiche”, “interpretazioni critico-estetiche” e “analisi dell’uomo e dei suoi segni e disegni”. Così la curiosità intellettuale insaziabile di Monica, la sua mente interdisciplinare e il suo profondo rispetto per l’eredità culturale capace di combinare l’expertise grafologica con una lettura attenta del contesto letterario, artistico e umano ne fanno felicemente una custode e interprete delle narrazioni silenziose che la vita e l’arte lasciano dietro di sé.

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Monica Ferri

Nato dalle passeggiate di Gida a Campitello Matese in Molise nell’agosto 1969, questo epistolario letterario ci immerge nel mondo onirico della montagna, dei pastori, dei giorni di Woodstock e dell’allunaggio, dei sessantottini e dell’amicizia tra donne, degli incontri fortuiti che sono destinati a diventare lezioni di vita.

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