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🖋GIOVANNI PETTA | Recensione “Quel venerdì di settembre dal sole slavato e stanco” di Andreina Di Girolamo (ed. Dieci Lune, 2024)

da Ott 28, 2024

🖋GIOVANNI PETTA | Recensione “Quel venerdì di settembre dal sole slavato e stanco” di Andreina Di Girolamo (ed. Dieci Lune, 2024)

da | Ott 28, 2024 | Uncategorized | 0 commenti

Ci ha preso gusto Andreina Di Girolamo! Dopo il romanzo su Franco Paolantonio (Melodia Op. 1, Albatros, 2018) e quello dedicato a Elena Ciamarra (Una bolla di tempo perfetto, Il Bene Comune, 2022), ha pubblicato, per le Edizioni Dieci Lune, Quel venerdì di settembre dal sole slavato e stanco.

Anche questo lavoro, come i due precedenti, parte da elementi storici novecenteschi per poi entrare nelle vite, nei particolari originali e specifici delle esistenze di individui in carne e ossa. Franco Paolantonio ed Elena Ciamarra, nei romanzi citati, sono stati avvicinati e amati nel tentativo riuscito di dar loro episodi di vita quotidiana, frasi nel fiato delle loro bocche, pensieri e sentimenti che purtroppo non riusciamo a trovare altrove per mancanza di notizie biografiche soddisfacenti.

Lo stesso desiderio – dare anima ai numeri e agli individui abbandonati nei libri di storia e nei ricordi delle proprie famiglie – ha spinto l’autrice a lavorare di scrittura per restituire esistenze reali ai morti del bombardamento di Isernia. È partita dai nomi, dalle età, dalle modalità di riconoscimento dei corpi… per ricostruire, da narratrice, le storie di quelle persone morte per la stupidità della guerra.

«Ho scritto questo racconto – scrive nella postfazione Andreina Di Girolamo – sull’onda delle emozioni provate nel leggere i nomi delle vittime civili dei bombardamenti subiti dalla città di Isernia ne La Seconda guerra mondiale e i bombardamenti del 1943 nelle carte del Tribunale di Isernia, catalogo egregiamente curato da Immacolata di Perna».

Erano stati gli spartiti del musicista a emozionare l’autrice e a spingerla a scrivere di Franco Paolantonio. Era stata una visita al palazzo di famiglia di Torella a ispirarla e stimolarla a scrivere di Elena Ciamarra. Qui, la lettura del catalogo con i nomi delle vittime dei bombardamenti. Dunque, è l’empatia la cifra fondante della poetica di Andreina Di Girolamo. La sua necessità di restituire quotidianità, normalità, umanità a quei personaggi che corrono il rischio di essere dimenticati per sempre.

Il libro appena uscito è un incrocio di desideri e di progetti, di incroci e coincidenze, di attenzione alle modifiche subite dalla toponomastica, di ritrovamento ed esposizione di attività lavorative e di consuetudini famigliari oramai in disuso e dimenticate.

Il lettore si emozionerà nel partecipare alle attività di tutti i giorni di persone, donne e uomini, bambine e bambini, mentre per loro si prepara l’evento catastrofico, la coincidenza maledetta. E avrà, nello stesso tempo, la possibilità di osservare lo svolgimento delle normalissime occupazioni delle persone comuni. E, così, avvicinarle portato per mano dall’autrice.

Così come per i protagonisti dei due romanzi precedenti – osservati in quel caso nella loro solitudine individuale – anche i personaggi di questo nuovo lavoro di Andreina Di Girolamo risaltano umanamente dalla pagina, vengono fuori nel rilievo della dignità che l’autrice ha voluto restituire alle loro figure:

«Immaginare la vita delle vittime del bombardamento di Isernia del 1943 – si legge ancora nella postfazione – è stata la mia partecipazione di profondo cordoglio, pur essendo per me perfetti sconosciuti e pur essendo passati tanti anni».

L'Autore

Andreina Di Girolamo

Dal suono del pianoforte all’anima del clavicembalo, Andreina Di Girolamo tesse un’esistenza consacrata alla musica. Concertista di rara sensibilità, i suoi tasti narrano storie antiche e contemporanee, in un dialogo costante con l’armonia. Docente di clavicembalo, plasma generazioni di musicisti, infondendo la sua profonda conoscenza e passione.

Ma Andreina è anche “agitatrice culturale dalle risorse infinite”, voce instancabile per la musica e l’arte. Attraverso direzioni artistiche illuminate, ha riscoperto tesori e creato ponti sonori, dal Molise al mondo. Le sue mani non solo suonano, ma scrivono, rivelando al pubblico compositori dimenticati e dando nuova vita a spartiti polverosi. Nelle sue note incise, come nelle sue parole scritte, risuona una ricerca incessante della bellezza, un’eco di perfezione che incanta e ispira.

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