«Io gli studi leggiadri…» Quanti di noi e quante volte, pressati dall’ansia studentesca del risultato di fronte a un testo classico ostico per termini e consecutio, abbiamo irriso al verso di Leopardi; poi, l’esperienza, la maturità ci hanno spinto verso gli stessi testi cercando e ritrovando in loro la soluzione ai nostri dubbi e la consolazione nelle scelte sbagliate.
Leggere Fatima è provare lo stesso percorso sia che si assapori parola per parola il testo, sia che ci si riempiano gli occhi e la mente di quei suoni e di quelle cadenze che tanto riecheggiano e richiamano la “odiata” lettura metrica.
A dirla così, si potrebbe semplicisticamente pensare a un replicante di scritture classiche con il semplice cambio di lingua e di metrica. Ma a pensare questo si esce da quella nicchia di suggestioni e di realtà trasformata dalla volontà creata dall’autore per sé e per tutti coloro che siano in grado non d’entrarvi, ma di partecipare alla sua costruzione.
Vorrei dilungarmi su questo concetto di nicchia che percorre e si assapora in tutte le composizioni. A prima vista sembra divisivo o escludente e quindi contrario a quella sorta di cultura “a pioggia” così presente in molte pubblicazioni; non è così. L’autore ti invita, ti guida alla costruzione comune di questo spazio che puoi condividere con altri oppure semplicemente farlo proprio per viverlo nel tuo intimo oppure nle vissuto quotidiano.
In alcune frasi o versi la forza trascinante è tale da far dimenticare recinti culturali per la gioia di vivere in quelle dimensioni che ti senti intorno.
Da un paese di forgiatori non poteva che nascere un tale fuoco che, come nella realtà , va alimentato con le diverse essenze lignee o di carbone proprio perché mantenga la capacità di trasformare la materia in opera dell’uomo.Â
Concluderò non con un ovvio per aspera ad astra, ma con un più coinvolgente per aspera, ove le asprezze non sono quelle della vita, ma la capacità di migliorare i nostri sogni.
