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Ripercorrere elementi e oggetti d’un passato cronologicamente vicino ma che sembra ormai incomprensibile è lo scopo di questa esposizione.

Già nel titolo con il sottinteso “uomo in cenere” si avverte la bonomia borghese con cui alcune abitudini, o vizi, venivano trattate o stigmatizzate.

A una concisione e velocità attuale, anche e soprattutto nell’acquisire sensazioni ed emozioni, fa da contraltare tutta quella serie di riti preparatori che miravano a prolungare i piaceri ancor prima di essere provati.

Da qui l’emblematica pipa esposta in tutte le sue varianti cronologiche, storiche e tipologiche, da quelle ottocentesche aventi il sapore di un mondo idealizzato e quindi poco conosciuto, a quelle dell’ultimo periodo e dell’ultimo volo, che sulle ali d’un noto sindacalista d’assalto, erano divenute strumento identificativo di una intelligentia trasversalmente di parte.

Gli stessi liquori, da assaporare prima con la vista, l’odorato, il tatto ed il gusto centellinato, momenti di aggregazione e non di sballo individuale.

Nelle numerose vetrine, volutamente prive di didascalie, vi è il continuo stimolo alla memoria per ritrovare in se stessi cose conosciute ma accantonate, come se appartenenti non allo “ieri”, ma al passato remoto della nostra società.